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Telemedicina: ora si può davvero

Una piattaforma di telemedicina in regalo agli enti di soccorso o agli ospedali, per permettere di assistere da remoto i pazienti Covid-19 con sintomi più lievi. Ovvero, circa l’81 per cento dei contagiati, stando ai dati raccolti fino ad ora in Cina, primo Paese ad essere colpito, e diffusi poi anche dall’Organizzazione mondiale della Sanità. La multinazionale «everis», che ha sede a Milano e si occupa di consulenza e system integration e outsourcing, ha annunciato che fornirà gratis alle organizzazioni sanitarie che ne faranno richiesta la propria piattaforma «ehCOS Remote Health», uno strumento di innovazione tecnologica già in uso nei tre principali ospedali di Barcellona: il San Joan de Deu, il Sant Pau e il Bellvitge. In questi nosocomi, la piattaforma viene utilizzata come portale infermieristico per il monitoraggio da remoto, ad esempio dei pazienti con insufficienza cardiaca. Ma in questo momento di emergenza la telemedicina può diventare anche un canale per raggiungere e curare i malati di Covid-19 che non necessitano di ricovero. Entrando nel portale attraverso un questionario il paziente può selezionare i propri sintomi e le patologie pregresse. L’interazione con il medico avviene in videoconferenza, al telefono o via chat. Il paziente è guidato nell’inserimento dei parametri richiesti, che poi vengono raccolti in una cartella clinica virtuale e sempre aggiornata, che permette ai medici di valutare l’evoluzione dell’infezione e intervenire tempestivamente in caso di necessità. Prendersi cura «in remoto» dei pazienti meno gravi contribuirebbe a ridurre la pressione sul sistema sanitario. Esempi di utilizzo della telemedicina (con altre piattaforme) nella cura del coronavirus in Italia ci sono già, per esempio al «Centro Operativo Dimessi» del Covid, allestito all’ospedale Buzzi di Milano. «Questa piattaforma è solo la prima soluzione che stiamo rendendo disponibile – dice Paolo Cederle, country manager everis Italia – e nella Fase 2 vogliamo essere al fianco delle imprese italiane e delle organizzazioni per agevolare la ripartenza in un’ottica nuova rispetto alle dinamiche a cui eravamo abituati». (fonte: Corriere della Sera)

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